#libérationanimale

luca972@joindiaspora.com

25 dicembre un augurio diverso

Per quel che mi riguarda festeggerò e gozzoviglierò in compagnia del vento, delle foglie addormentate e del passo del cervo. Immerso -anche se con la fantasia- in abeti rossi spogli di addobbi e per questo veri, con radici che sprofondano nel terreno a casa loro e non sradicati e messi in bella mostra nelle piazze cittadine. Ad aspettare l’aria severa del nord che insegna ai viandanti la loro debolezza, il disincanto di notti nere e albe gelide.

Ad attendere che l’inutilità del rumore faccia spazio all’irresistibile coltre di pace e silenzi.

Ma se proprio devo augurare qualcosa allora che sia un augurio ai fratelli migranti che riescano ad attraversare il mare in salvo, alle sorelle che possano scappare dai lager del deserto, ai bambini che possano crescere felici senza indottrinamenti, alle bambine che possano sognare un mondo senza violenza. Ai senzatetto che possano trovare calore e solidarietà e casa, ai vecchi che possano salutare ancora una volta l’alba, ai discriminati e alle discriminate che possano vivere in pace e in libertà.

E poi ancora:

Al vecchio abete piegato dalla galaverna, al cucciolo di volpe rimasto solo dopo il massacro, al maestoso cinghiale mai domato, al picchio che possa trovare riparo, alla marmotta che possa trovare l’amore e al gheppio che solchi ancora i crepacci inviolati dal tempo.

Ecco, a tutte loro i miei più sinceri auguri.


25 December a different wish

As far as I'm concerned I will celebrate and revel in the company of the wind, the sleeping leaves and the step of the deer. Immersed - even if with the imagination - in spruce trees bare of decorations and for this reason real, with roots that sink into the ground at their home and not uprooted and put on display in the city squares. Waiting for the severe northern air that teaches travelers their weakness, the disenchantment of black nights and freezing dawns.

Waiting for the uselessness of noise to make room for the irresistible blanket of peace and silence.

But if I really have to wish something then it is a wish to the migrant brothers who manage to cross the sea safely, to the sisters who can escape from the desert camps, to the children who can grow up happy without indoctrination, to the girls who can dream a world without violence. To the homeless who can find warmth and solidarity and a home, to the old people who can greet the dawn once again, to the discriminated and discriminated against who can live in peace and freedom.

And then again:

To the old fir bent by the rime, to the baby fox left alone after the massacre, to the majestic wild boar that has never been tamed, to the woodpecker that can find shelter, to the marmot that can find love and to the kestrel that still furrows the untouched crevasses from time.

Here, my best wishes to all of them.


25 décembre un souhait différent

En ce qui me concerne, je célébrerai et me réjouirai en compagnie du vent, des feuilles endormies et du pas du cerf. Immergé - même avec de l'imagination - dans des épicéas dénudés de décorations et pour cette raison réels, avec des racines qui s'enfoncent dans le sol chez eux et non déracinées et exposées sur les places de la ville. En attendant l'air sévère du nord qui apprend aux voyageurs leur faiblesse, le désenchantement des nuits noires et des aurores glaciales.

Attendre que l'inutilité du bruit fasse place à l'irrésistible couverture de paix et de silence.

Mais si je dois vraiment souhaiter quelque chose alors c'est un vœu aux frères migrants qui parviennent à traverser la mer en toute sécurité, aux sœurs qui peuvent s'échapper des camps du désert, aux enfants qui peuvent grandir heureux sans endoctrinement, aux filles qui peuvent rêver un monde sans violence. Aux sans-abri qui peuvent trouver chaleur et solidarité et un foyer, aux personnes âgées qui peuvent saluer à nouveau l'aube, aux discriminés et discriminés qui peuvent vivre dans la paix et la liberté.

Et encore :

Au vieux sapin courbé par le givre, au bébé renard laissé seul après le massacre, au majestueux sanglier qui n'a jamais été apprivoisé, au pic qui peut trouver refuge, à la marmotte qui peut trouver l'amour et à la crécerelle qui sillonne encore les crevasses intactes du temps.

Ici, mes meilleurs vœux à tous.


25 de diciembre un deseo diferente

En lo que a mí respecta, celebraré y me deleitaré en la compañía del viento, las hojas dormidas y el paso de los ciervos. Inmersos - aunque sea con la imaginación - en abetos desnudos de adornos y por eso reales, con raíces que se hunden en el suelo de su casa y no arrancan y exponen en las plazas de la ciudad. A la espera del aire severo del norte que enseñe a los viajeros su debilidad, el desencanto de las noches negras y los amaneceres helados.

Esperando que la inutilidad del ruido dé lugar al irresistible manto de paz y silencio.

Pero si realmente tengo que desear algo, es un deseo para los hermanos migrantes que logran cruzar el mar de manera segura, para las hermanas que pueden escapar de los campamentos del desierto, para los niños que pueden crecer felices sin adoctrinamiento, a las chicas que pueden soñar un mundo sin violencia. A los sin techo que encuentran calidez y solidaridad y un hogar, a los ancianos que pueden volver a saludar el amanecer, a los discriminados y discriminados que pueden vivir en paz y libertad.

Y luego otra vez:

Al abeto viejo encorvado por la escarcha, al bebé zorro dejado solo después de la masacre, al majestuoso jabalí que nunca ha sido domesticado, al pájaro carpintero que puede encontrar refugio, a la marmota que puede encontrar el amor y al el cernícalo que todavía surca las grietas intactas del tiempo.

Aquí, mis mejores deseos para todos ellos.


25 Δεκεμβρίου μια διαφορετική ευχή

Όσο με αφορά, θα γιορτάσω και θα γλεντήσω παρέα με τον αέρα, τα κοιμισμένα φύλλα και το βήμα του ελαφιού. Βυθισμένοι -έστω και με τη φαντασία- σε έλατα γυμνά διακοσμητικά και γι' αυτό αληθινά, με ρίζες που βυθίζονται στο έδαφος στο σπίτι τους και όχι ξεριζωμένες και εκτεθειμένες στις πλατείες της πόλης. Περιμένοντας τον βαρύ βόρειο αέρα που διδάσκει στους ταξιδιώτες την αδυναμία τους, την απογοήτευση των μαύρων νυχτών και τα παγωμένα ξημερώματα.

Περιμένοντας την αχρηστία του θορύβου για να κάνει χώρο για την ακαταμάχητη κουβέρτα της γαλήνης και της σιωπής.

Αλλά αν πρέπει πραγματικά να ευχηθώ κάτι, τότε είναι μια ευχή στους αδελφούς μετανάστες που καταφέρνουν να διασχίσουν τη θάλασσα με ασφάλεια, στις αδερφές που μπορούν να δραπετεύσουν από τους καταυλισμούς της ερήμου, στα παιδιά που μπορούν να μεγαλώσουν χαρούμενα χωρίς κατήχηση, στα κορίτσια που μπορούν να ονειρεύονται έναν κόσμο χωρίς βία. Στους άστεγους που μπορούν να βρουν ζεστασιά και αλληλεγγύη και ένα σπίτι, στους ηλικιωμένους που μπορούν να χαιρετήσουν το ξημέρωμα για άλλη μια φορά, στους υφιστάμενους και διακρίσεις που μπορούν να ζήσουν ειρηνικά και ελεύθερα.

Και μετά πάλι:

Στο γέρικο έλατο που λυγίζει η ώρα, στην αλεπού που έμεινε μόνη μετά το μακελειό, στο μεγαλειώδες αγριογούρουνο που δεν δαμάστηκε ποτέ, στον δρυοκολάπτη που μπορεί να βρει καταφύγιο, στη μαρμότα που μπορεί να βρει αγάπη και να το κιρκινάκι που ακόμα αυλακώνει τις ανέγγιχτες από τον χρόνο χαραμάδες.

Εδώ, τις καλύτερες ευχές μου σε όλους αυτούς.


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luca972@joindiaspora.com

LASCIAMO ANDARE

Quando ti trovi davanti a un individuo ferito e sofferente la coscienza ti impone di aiutare. Quando ti trovi davanti a un individuo che ha bisogno di cibo o di, semplicemente, un abbraccio caldo e comprensivo la coscienza ti impone di aiutare. A prescindere dall'individuo. Esso può essere dotato di due o quattro zampe, di peli o meno, di coda o meno. Con le orecchie lunghe o il naso corto. Con la pelle rosa o gialla, bianca o nera. O rossa.

La solidarietà nei confronti degli individui feriti e in difficoltà è un obbligo morale prima ancora che sociale. Non c'è bisogno di uno Stato o di un potere che ti dica cosa fare al riguardo, sei tu singolarmente che agisci in completa libertà per dare sollievo a chi sta male. Che sia un cane o un cavallo, un uomo per strada o una donna stuprata. O una bambina sotto una tenda fradicia di pioggia e gelo.

Non ci sono solidarietà o approcci in base alla specie di appartenenza o alla classe sociale. La solidarietà e il mutuo aiuto sono universali.

Ma, detto questo, quando il soggetto ferito e bisognoso di cure guarisce esso va lasciato libero. Come libere sono le nostre azioni. Come libera è la condizione a cui agogniamo tutti e tutte.

I termini solidarietà e schiavitù (sia essa coercitiva o dettata dall'amore) sono in totale antitesi. Il rispetto nei confronti dell'altro da noi, dell'altra da noi, deve essere totale. Come totale è la liberazione per cui lottiamo.

Questo è, secondo me, antispecismo.

Il soggetto quando passa dall'aspetto di sofferenza e dipendenza alle giuste cure deve, necessariamente, essere libero di scegliere se stare accanto a noi o meno. E il fatto che lo abbiamo aiutato a guarire non fa di noi il suo guardiano.

Sarà il soggetto lapidato a decidere e non chi lo ha aiutato. La sottile linea che divide la cura dalla schiavitù deve essere incenerita. Solo così potremo parlare di liberazione totale. A noi il compito -proprio perché detentori, in quel preciso momento, di salute e possibilità di aiuto- di lasciare andare. Lasciare andare colui o colei che fino a poco prima era nel nostro cuore.

La sofferenza che questa decisione segnerà i nostri corpi non è mai, lontanamente, paragonabile alla sofferenza del soggetto guarito impossibilitato -per azioni nostre compiute anche egoisticamente- ad andare per la sua strada.

Se decide di rimanere accanto a colui o colei che lo ha curato sarà soltanto una decisione sua. Dettata dalla sua completa libertà. Quante lacrime fa versare il concetto stesso di antispecismo. -Lasciare andare- è la parte dell'antispecismo più difficile. Ma è la più importante.


LET GO

When you are faced with a wounded and suffering individual, your conscience requires you to help. When you find yourself in front of an individual who needs food or simply a warm and understanding hug, your conscience requires you to help. Regardless of the individual. It can have two or four legs, hair or not, tail or not. With long ears or a short nose. With pink or yellow, white or black skin. Or red.

Solidarity with wounded and distressed individuals is a moral obligation rather than a social one. There is no need for a state or a power to tell you what to do about it, it is you individually who act in complete freedom to give relief to those who are ill. Be it a dog or a horse, a man on the street or a raped woman. Or a little girl under an awning soaked in rain and frost.

There are no solidarity or approaches based on the species of belonging or social class. Solidarity and mutual help are universal.

But, having said this, when the injured and in need of care heals it must be left free. How free are our actions. How free is the condition we all yearn for.

The terms solidarity and slavery (be it coercive or dictated by love) are in total antithesis. Respect for the other from us, for the other from us, must be total. How total is the liberation we strive for.

This is, in my opinion, unspecific.

When the subject passes from the aspect of suffering and addiction to the right treatments, he must necessarily be free to choose whether to stay next to us or not. And the fact that we helped him heal doesn't make us his guardian.

It will be the person stoned to decide and not who helped him. The thin line that divides cure from slavery must be incinerated. Only in this way can we speak of total liberation. We have the task - precisely because we hold, at that precise moment, health and the possibility of help - to let go. Let go of the one who until recently was in our heart.

The suffering that this decision will mark our bodies is never, remotely, comparable to the suffering of the healed subject unable - for our actions even selfishly - to go his way.

If he decides to stay next to him or her who has cured him, it will only be his decision. Dictated by his complete freedom. How many tears does the very concept of antispecism shed. Letting go is the hardest part of antispecism. But it is the most important.


ALLONS Y

Face à un individu blessé et souffrant, votre conscience vous demande de l'aider. Lorsque vous vous trouvez devant une personne qui a besoin de nourriture ou simplement d'un câlin chaleureux et compréhensif, votre conscience a besoin de votre aide. Peu importe l'individu. Il peut avoir deux ou quatre pattes, poil ou pas, queue ou pas. Avec de longues oreilles ou un nez court. Avec une peau rose ou jaune, blanche ou noire. Ou rouge.

La solidarité avec les personnes blessées et en détresse est une obligation morale plutôt que sociale. Il n'y a pas besoin qu'un état ou un pouvoir vous dise quoi faire, c'est vous individuellement qui agissez en toute liberté pour porter secours aux personnes malades. Que ce soit un chien ou un cheval, un homme dans la rue ou une femme violée. Ou une petite fille sous un auvent trempé de pluie et de givre.

Il n'y a pas de solidarités ou d'approches basées sur l'espèce d'appartenance ou la classe sociale. La solidarité et l'entraide sont universelles.

Mais, ceci dit, lorsque le blessé et nécessitant des soins guérit, il doit être laissé libre. Comme nos actions sont libres. À quel point la condition à laquelle nous aspirons tous est gratuite.

Les termes solidarité et esclavage (qu'il soit coercitif ou dicté par l'amour) sont en totale antithèse. Le respect de l'autre de notre part, de l'autre de nous, doit être total. Combien totale est la libération que nous recherchons.

Ceci est, à mon avis, non spécifique.

Lorsque le sujet passe de l'aspect de la souffrance et de la dépendance aux bons traitements, il doit nécessairement être libre de choisir de rester à côté de nous ou non. Et le fait que nous l'ayons aidé à guérir ne fait pas de nous son tuteur.

Ce sera la personne lapidée qui décidera et non qui l'a aidé. La fine ligne qui sépare la guérison de l'esclavage doit être incinérée. Ce n'est qu'ainsi que l'on peut parler de libération totale. Nous avons la tâche - précisément parce que nous détenons, à ce moment précis, la santé et la possibilité d'aide - de lâcher prise. Lâchez celui qui jusqu'à récemment était dans notre cœur.

La souffrance que cette décision marquera sur nos corps n'est jamais, de loin, comparable à la souffrance du sujet guéri incapable - pour nos actions même égoïstement - de suivre son chemin.

S'il décide de rester aux côtés de celui qui l'a guéri, ce ne sera que sa décision. Dicté par sa totale liberté. Combien de larmes le concept même d'antispécisme verse-t-il. Lâcher prise est la partie la plus difficile de l'antispécisme. Mais c'est le plus important.


DÉJALO IR

Cuando te enfrentas a un individuo herido y que sufre, tu conciencia requiere tu ayuda. Cuando te encuentras frente a una persona que necesita comida o simplemente un abrazo cálido y comprensivo, tu conciencia requiere tu ayuda. Independientemente del individuo. Puede tener dos o cuatro patas, pelo o no, cola o no. Con orejas largas o nariz corta. Con piel rosada o amarilla, blanca o negra. O rojo.

La solidaridad con las personas heridas y afligidas es una obligación moral más que social. No hay necesidad de que un estado o un poder les diga qué hacer al respecto, son ustedes individualmente quienes actúan con total libertad para brindar alivio a los que están enfermos. Ya sea un perro o un caballo, un hombre en la calle o una mujer violada. O una niña bajo un toldo empapada de lluvia y escarcha.

No hay solidaridad ni enfoques basados ​​en la especie de pertenencia o clase social. La solidaridad y la ayuda mutua son universales.

Pero, habiendo dicho esto, cuando el herido y necesita atención sana, debe dejarse libre. Cuán libres son nuestras acciones. Cuán libre es la condición que todos anhelamos.

Los términos solidaridad y esclavitud (ya sea coercitiva o dictada por el amor) son la antítesis total. El respeto al otro de nosotros, al otro de nosotros, debe ser total. Cuán total es la liberación por la que luchamos.

Esto es, en mi opinión, inespecífico.

Cuando el sujeto pasa del aspecto del sufrimiento y la dependencia a los tratamientos adecuados, necesariamente debe tener la libertad de elegir si permanecer junto a nosotros o no. Y el hecho de que lo hayamos ayudado a sanar no nos convierte en sus tutores.

Será la persona drogada la que decida y no quien le ayudó. La delgada línea que separa la cura de la esclavitud debe ser incinerada. Solo así podemos hablar de liberación total. Tenemos la tarea, precisamente porque tenemos, en ese preciso momento, la salud y la posibilidad de ayuda, de soltar. Deja ir a quien hasta hace poco tiempo estaba en nuestro corazón.

El sufrimiento que esta decisión marcará en nuestros cuerpos nunca, ni remotamente, es comparable al sufrimiento del sujeto curado incapaz - por nuestras acciones incluso egoístas - de seguir su camino.

Si decide quedarse al lado de quien lo ha curado, será solo su decisión. Dictado por su total libertad. Cuántas lágrimas derrama el mismo concepto de antiespecismo. Dejar ir es la parte más difícil del antiespecismo. Pero es el más importante.


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